Passa ai contenuti principali

...dal grano al pane...

La spiga e la falce manuale per la mietitura del grano


tre tipi di farine italiane: grano duro, grano tenero, grano saraceno (che non è un cereale)


un forno a legna nella struttura di servizio della fattoria


Le grosse rosette di pane venivano conservate per la settimana nella cestona appesa al soffitto, nella camera dei nonni o dei genitori, nella famiglia patriarcale, lontano dalle mani degli ingordi!


Un setaccio per le farine, di varia finezza.


Il "mulino casalingo" per macinare piccoli quantitativi di grano: si ottenevano farine a tre finezze.
Granatello e paletta per maneggiare le farine


Madia classica del Bolognese: un grande incavo nella parte superiore consentiva l'impasto del pane settimanale; il tagliere di legno interposto sotto al coperchio serviva per impastare tutto, anche la "spòja" la sfoglia di farina e uovo per la pasta asciutta o da brodo


l'interno della madia. Lì dentro veniva anche conservato il lievito o pasta di riporto che serviva per la lievitazione dell'impasto seguente.


Un tipo di gramola, sotto al rullo si faceva passare l'impasto.


La "grama", la gramola per la manipolazione potente della massa di pasta da pane.


il pane contadino fino agli anni Cinquanta, zona Bassa Bolognese. Pezzatura abbastanza pesante, di pasta dura, non condito.
Ecco un piccolo percorso nella civiltà contadina. I reperti sono in parte ancora nelle nostre case, hanno però perso la loro antica funzione.

Testo e foto di ivanasetti


Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.






Commenti

Anonimo ha detto…
Quanti lavori e attrezzature rivedo dopo un po' di tempo!
Ciao sono Luigi, appassionato della vita contadina di una volta.
Non ci siamo sentiti più, mi dispiace, non ho molto tempo libero, mi dispiace ancora di più.
Mi duole il cuore per non averti tenuta in considerazione x questo Natale; ti considero una brava persona, ma rimedio augurandoti le cose migliori che si possono avere per il 2010; sperando di poter DIMENTICARE il 2009.
ivana ha detto…
Grazie per le belle parole...

e l'augurio sincero che il 2010 sia migliore del 2009, che anche per me non è stato dei migliori!!!

Buon Anno!!!
lauraincucina ha detto…
Che belle foto ..!Adoro i vecchi utensili di casa !!

Post popolari in questo blog

BAMJE, OKRA; GOMBO ...un INCONTRO SERENO

Il G. ed io abbiamo fatto dopo anni ritorno alla casa di una coppia di amici, che purtroppo non ci sono più, erano molto più anziani di noi: Nella grande casa in mezzo al verde vive Roberta, la figlia minore...a lei dobbiamo portare il nostro saluto, ma anche le condoglianze per la morte prematura di sua sorella Luisa. Dolore e mestizia, ma il rievocare la nostra frequentazione per decenni della loro casa le ha addolcito quell'ora, distogliendola dal presente. Armando, il compagno rientrato dal lavoro, è  gentile e attento, lo vedevo qualche volta lì in casa, ma ora mi rendo conto quanto sia disponibile, premuroso... Dobbiamo venir via...ci accompagnano, e viene il discorso del cibo, e Armando ci presenta il suo orto, e non solo... Una striscia del parco è adibita ad orto, piante di pomodoro, sostenute da frasche di legno, melanzane violette e un quadrato di rigogliose foglie verde scuro, che mi ricordano l'ibisco e il malvone...questa pianta Armando voleva proprio mostra

Lo SCALDALETTO di una VOLTA

Antichi oggetti del contadino, in una casa colonica-museo della Bassa Modenese. Testo e immagini di ivanasetti Nelle case di campagna fino ad alcuni decenni fa non esisteva il riscaldamento dell'intera abitazione. La grande cucina aveva il camino e il fuoco scaldava solo questo ambiente o, al limite, la canna fumaria in muratura che attraversava in verticale le camera del piano superiore, dava una specie di tepore, che nelle ore delle notti invernali scemava man mano. Per togliere il crudo gelo alle lenzuola, nelle stanze da letto sempre fredde, si usava il "prete" che è il telaio di legno da infilare sotto le lenzuola e le coperte, entro il quale si appoggiava la "suora", lo scaldino colmo di braci, ma nascoste nella cenere, per non provocare rischio di incendio! C'era un"prete" per ogni letto e dopo cena si incaricava sempre qualcuno di portare la "suora" nei rispettivi letti! E nessuno voleva farlo, non era piacevole salir

La vecchia salsa da lesso del suocero

Anche se poi non raggiungo mai il risultato equivalente! Tanto per cominciare si usavano solo i prodotti dell'orto, che un tempo erano un po' scarsini. Si dovevano avere essenzialmente questi ortaggi: non i bei peperoni carnosi di oggi, ma i diavolicchi verdissimi e piccantissimi, le pastinache, così chiamavano le carote, le solite cipolle e il sedano verde, e tantissimo prezzemolo; la rifinitura era l'aceto agro fatto in casa, con i rabbocchi dei resti di vino! (Non dovrei dirlo, ma 'sto aceto a volte era solo acido!) Vi passo le immagini della mia versione, come prassi, si va ad occhio! Senz'altro non eccedo in prezzemolo, perché mi piace vedere il pot pourrit di colori, inoltre do un finale tocco di addensamento con farina che proprio non ci dovrebbe andare, perché importante era avere la parte oleosa ben separata dalle verdure, mentre la farina dà consistenza cremosa.