Passa ai contenuti principali

BRAZADELA...IL DOLCE ANTICO delle nostre famiglie!

E' davvero un dolce che appartiene al patrimonio, semplice, delle famiglie rurali e non solo del Bolognese.
Lo si fa quando si ha voglia, la ricetta è plurisecolare.
Oggigiorno non è più quel lusso che rappresentava la "ciambella dura", così era chiamata, quando veniva cucinata solo per le domeniche speciali o per le grandi feste!


Nel vicinato non esistevano molti forni, quindi in prossimità delle ricorrenze festive a casa nostra c'era la giornata del forno!

Cominciavano già nelle ore prima dell'alba con l'impasto e la gramolatura del pane, che dalla cantina dove si trovava la "grama" faceva vibrare sordamente le pareti con la battuta della pesante asta, o direi trave, che si abbatteva sul "pastone".
La "grama" oggi: serve come "portaoggetti", qui vediamo vasi di amarena e di nocino, in giugno-luglio.


L'aia, dopo la cottura del pane, si riempiva di vicine che arrivavano con le "ruole" o con le lastre in cui stavano le "brazadèle". E mio padre, pazientemente, fungeva da fornaio esperto...e il profumo dolce soppiantava quello del pane!




L'ultima brazadèla fatta era più piccola e questa è la ricetta mia di quel giorno...si sa che io do sempre dei ritocchi a tutto quello che faccio in cucina.

300  g  farina 00 mescolata a due terzi di una bustina di lievito per dolci (che noi chiamiamo "dose")
125  g   zucchero semolato
2       uova
80    g   burro sciolto raffreddato
2      cucchiai di latte freddo
un pizzico di sale e la rapatura di scorza di limone


Mescolare in una terrinetta la farina con zucchero, uova burro, e poiché ho fatto un impasto morbido, aiutandomi con una spatola, ho lavorato brevemente, quindi ho appoggiato la massa sul foglio di carta forno nella teglia  di alluminio e con le mani ho bagnato di latte la superficie, aggiustando a filone affusolato, poi ho cosparso con un po' di zucchero semolato (o granella, ma non l'avevo)
 
Cottura a 170°C ventilato, per 30 minuti


Alla Festa del Benson, come lo chiamano nel vicino Modenese, a Nonantola, si acquista nello stand sempre affollatissimo!


Noi usavamo la brazadela per fare la "Zuppa Inglese",  si tagliava a fette sottili, si alternavano in una terrina fette imbibite di alkermes, a crema gialla, e altre imbibite di mandorla amare e coperte con uno strato di crema al cacao o alla cioccolata fondente, a formare un bel semifreddo gradito soprattutto dagli uomini!
A me piace molto fatta in questa maniera, i savoiardi non li ho mai usati, al massimo il pan di spagna.


Al ristorante te la servono anche così...ma non è come quella di una volta!

Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.






Commenti

Anonimo ha detto…
Buon giorno, vedo che hai fatto le ore piccole!!!! Anche da noi la brazadela è molto apprezzata se poi c'è anche un goccio di vino per "tocciarcela" dentro! E al mattino nel latte è fantastica.
Buona giornata, Francesca
dal vicino modenese...confermo tutto di questo bel post...ho il ricordo di questo bensone...che durava imperterrito x giorni e giorni...nella sua durezza...le mani della nonna "rezdora" tutte infarinate che lo impastavano...il nonno che lo tocciava nel vino...bianco dolce o lambrusco x lui era indifferente...e noi bombi...con le dita a raccogliere i preziosi granelli di zucchero...
grazie x questo buon giorno!

provero' questa ricetta...un po' diversa dalla mia!
Ciao
ivana ha detto…
Ciao Francesca!
Infatti è una cosa normale per noi, anche da mia nuora è sul rtavolo della colazione tutte le settimane!
A me piace tocciata nel lambrusco!
Ricordo il Santunione che nei suoi incontri faceva trovare parmigiano, lambrusco e benson!!!

Un abbraccio e buona domenica!
Oggi sono al Lago Azzurro a pranzo!
ivana ha detto…
Ciao Nonna Papera!Il nome?
Grazie!
La ricetta classica della nostra zona c'è già..io faccio sempre delle divagazioni sul tema!
Buona giornata!
ELENA ha detto…
mamma mia, me lo raccontava sempre la nonna quando facevano il pane che lei metteva il forno con la legna e le vicine le impastavano il pane perchè lei aveva le mani che non lo facevano lievitare e l'ultima cosa che veniva infornata era il dolce dopo la focaccia (schiacciata) e la pizza
Paula Feldman ha detto…
Scritto subito la ricetta perche mi sa che va bene per colazione...poi mi tenta il suo colore zafferano.-Abbracci da ponente soleggiato,P
nome cristina...detto e fatto...se ti va di sbirciare e' qua!
ciao e buona domenica!
oh i bet that is delicious! i am just having my morning coffee now and wish i had some! ha ha

today is grocery shopping and chores. a good day, busy.

smiles, bee
xoxoxoxooxxo
Anonimo ha detto…
Ciao Ivana,
Da parecchi giorni mi dico, che voglio preparare un dolce per colazione. Questo é la ricetta ideale, veloce, semplice e buona. Non l'ho assaggiato pure a casa tua?
Saluti carissimi anche a Gianni
Vreni e Toni
ivana ha detto…
Ciao Elena!
Sì, sono proprio questi i ricordi, a parte la pizza che decenni fa qui non era un cibo acquisito, ma esisteva la stria, la piada piatta, con i grani di sale sopra, che era simbolica per la riuscita della cottura del pane, oppure i panierini di pasta da pane con la mela che cuocendo faceva uscire il suo profumo e il succo dolcissimo...
Grazie!
ivana ha detto…
Ciao Paula!
Poi questa stessa ricetta si modificava arricchendola con la confettura autunnale di tutta la frutta reperibile e cotta nel mosto, niente zuccheri raffinati, il savòr, una delizia del passato...qui si trova pure la ricetta...la faccio spesso!
Un abbraccio dal Levante caldo, un po' ventilato!
ivana ha detto…
Ciao Cristina!
Grazie, ho guardato, sei superattrezzata tecnologicamente, io appartengo a un altro livello ruspante, e soprattutto aldifuori dei normali circuiti...son vecchia e ho principi antichi e obsoleti!
Un abbraccio!
ivana ha detto…
Ciao cara Bee!
This is like cookie, and it's not too fatty, good for the breakfast!

Have a lovely busy but light Sunday!

Big hugs, honey!

xoxoxoxoxoxo
ivana ha detto…
Ciao Vreni!

Hai ragione, è proprio adatta per la colazione!
Oggi vi pensavo, siamo stati a mangiare al Lago Azzurro, proprio come quando ci siamo andati insieme per il compleanno due anni fa anche con voi!
Avrei voluto telefonarvi, poi mi son messa a lavorare sulle foto, e devo andare a letto presto perché alle 7:30 devo essere da Mauro!

Un abbraccio...a presto!
Un saluto a Toni anche da G. che è già a letto!!!
Traveling Bells ha detto…
I am late arriving. Is there any of this goodness left for me???

We had rain, now it is gone but we have wind...again!

Big hugs, my friend...
Laura ha detto…
Grazie della ricetta, è riuscita benissimo!

Post popolari in questo blog

BAMJE, OKRA; GOMBO ...un INCONTRO SERENO

Il G. ed io abbiamo fatto dopo anni ritorno alla casa di una coppia di amici, che purtroppo non ci sono più, erano molto più anziani di noi: Nella grande casa in mezzo al verde vive Roberta, la figlia minore...a lei dobbiamo portare il nostro saluto, ma anche le condoglianze per la morte prematura di sua sorella Luisa. Dolore e mestizia, ma il rievocare la nostra frequentazione per decenni della loro casa le ha addolcito quell'ora, distogliendola dal presente. Armando, il compagno rientrato dal lavoro, è  gentile e attento, lo vedevo qualche volta lì in casa, ma ora mi rendo conto quanto sia disponibile, premuroso... Dobbiamo venir via...ci accompagnano, e viene il discorso del cibo, e Armando ci presenta il suo orto, e non solo... Una striscia del parco è adibita ad orto, piante di pomodoro, sostenute da frasche di legno, melanzane violette e un quadrato di rigogliose foglie verde scuro, che mi ricordano l'ibisco e il malvone...questa pianta Armando voleva proprio mostra

Lo SCALDALETTO di una VOLTA

Antichi oggetti del contadino, in una casa colonica-museo della Bassa Modenese. Testo e immagini di ivanasetti Nelle case di campagna fino ad alcuni decenni fa non esisteva il riscaldamento dell'intera abitazione. La grande cucina aveva il camino e il fuoco scaldava solo questo ambiente o, al limite, la canna fumaria in muratura che attraversava in verticale le camera del piano superiore, dava una specie di tepore, che nelle ore delle notti invernali scemava man mano. Per togliere il crudo gelo alle lenzuola, nelle stanze da letto sempre fredde, si usava il "prete" che è il telaio di legno da infilare sotto le lenzuola e le coperte, entro il quale si appoggiava la "suora", lo scaldino colmo di braci, ma nascoste nella cenere, per non provocare rischio di incendio! C'era un"prete" per ogni letto e dopo cena si incaricava sempre qualcuno di portare la "suora" nei rispettivi letti! E nessuno voleva farlo, non era piacevole salir

La vecchia salsa da lesso del suocero

Anche se poi non raggiungo mai il risultato equivalente! Tanto per cominciare si usavano solo i prodotti dell'orto, che un tempo erano un po' scarsini. Si dovevano avere essenzialmente questi ortaggi: non i bei peperoni carnosi di oggi, ma i diavolicchi verdissimi e piccantissimi, le pastinache, così chiamavano le carote, le solite cipolle e il sedano verde, e tantissimo prezzemolo; la rifinitura era l'aceto agro fatto in casa, con i rabbocchi dei resti di vino! (Non dovrei dirlo, ma 'sto aceto a volte era solo acido!) Vi passo le immagini della mia versione, come prassi, si va ad occhio! Senz'altro non eccedo in prezzemolo, perché mi piace vedere il pot pourrit di colori, inoltre do un finale tocco di addensamento con farina che proprio non ci dovrebbe andare, perché importante era avere la parte oleosa ben separata dalle verdure, mentre la farina dà consistenza cremosa.