Passa ai contenuti principali

MONTECHIARUGOLO / PR, INTERNO CASTELLO E FATA BEMA

Il Castello imponente, con le sue alte mura,  un invalicabile ostacolo nel Medioevo alle conquiste da parte dei nemici, ci sorprende ora, all'ingresso nell'ampio SALONE delle FESTE , con colori, forme, soffitti e pareti che ci immergono nel mondo gentilizio dal Quattrocento in poi. I simboli del potere sono replicati negli affreschi, il Biscione Visconteo lo si nota subito e ci richiama alla storia del Casato che per due secoli ha abitato questa fortezza, ma vi sono altri stemmi, di un papa, un iperatore, e altri nobili che erano passati per un motivo o per un altro in questo castello.
Guido Torelli, per meriti militari al servizio dei Visconti, duchi di Milano, ricevette proprio da loro questo possedimento su cui costruì il nuovo castello; la famiglia da allora ebbe  prestigio e potere, affinò il gusto, arricchì man mano con suppellettili e opere d'arte la magione...il periodo di splendore rinascimentale fu vissuto nella seconda metà del Cinquecento, patrocinato da Pomponio Torelli, uomo colto, letterato e estimatore di artisti, delle opere classiche ma anche di altre discipline.
La nostra specialissima guida è davvero preparata, ha un modo di presentare la storia e gli ambienti, o di ricordare i personaggi di quei secoli, che ci fa stare tutti molto attenti.
Purtroppo mi accorgo che la batteria della digitale sta esaurendosi, per cui ho poche immagini di quelle bellissime stanze, che hanno acquistato dalla seconda metà dell'Ottocento il loro antico splendore, anche se le vicessitudini sfortunate, gli usi impropri durante altri due secoli le avevano molto depauperate e deteriorate.
Ottimi restauri hanno ridato colore e visibiltà ad affreschi, fregi, soffitti, loggiati. Si passa da una stanza all'altra con sempre nuova emozione, perché ogni stanza ha una sua funzione, ha pitture diverse, di diverso periodo, anche del periodo in cui Montechiarugolo cadde sotto il Ducato di Parma, dopo la terribile congiura che decapitò nel 1612 i signori dei feudi attorno a Parma, e fu proprio con Pio Torelli che si estinse il ramo Torelli di Montechiarugolo.


Qui vi passo il link del Castello di

 Montechiarugolo dei Signori Marchi

che ha inserite foto e descrizioni degli ambienti del Castello!
Le stanze sul lato est danno su una Loggia, tutta decorata e pure particolare per le scritte, che sembrano una specie di diario, che si trovano sulla parete, e che testimoniano fatti della giornata, incontri con personaggi, appuntamenti ecc...




 Dalla Loggia si ha una bella vista sulla valle dell'Enza, che segna il confine tra la provincia di Parma e di Reggio Emilia.


Entriamo da un'altra stanza per scendere all'ingresso, risalta alla parete un quadro, fra tanti altri, che raffigura Pomponio Torelli, un quadro dell'Ottocento mi pare di risordare.



Entriamo in uno studio, ben arredato, la guida ci raccoglie tutti attorno al grande tavolo, e con aria misteriosa ci addita un mobiletto a teca, con tutte le ante in vetro...un grigio involucro drappeggiato avvolge una informe figura...nel Castello di Montechiarugolo non c'è un fantasma, c'è una Fata, Fata Bema! Questo è il suo corpo mummificato!
Di lei si parla ancora dopo secoli, di lei era innamorato Pio Torelli, colui che fece quella tremenda fine, decapitato per ordine di Ranuccio Farnese, duca di Parma, che era stato educato da Pomponio Torelli, padre di Pio.
Bema è una figura amata, per la triste storia del suo amore, lei, conscia di non essere nobile, non aveva voluto sposare Pio, ma aveva sempre collaborato nella famiglia, e dopo la caduta dei Torelli, e per le gravi condizioni della popolazione, lei si prodigò ad aiutare gli altri!
Dopo il rinvenimento della presunta tomba della Fata Bema si pensò bene di darle l'onore di essere ora la Signora del Castello, un'attrattiva senz'altro turistica, ma significativa per il buon esempio di dedizione e amore.
Siamo usciti nella corte, poi nel giardino, abbiamo salutato e ringraziato la nostra simpatica e colta guida, un ultimo sguardo al giardino, alle statue settecentesche che lo abitano, alla torre, ai bastioni fortificati, che sembrano ammonirci....e riprendiamo il viaggio di ritorno, che però ci ha riservato altri momenti di storia e arte a Reggio Emilia!   



Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.



 



Commenti

Traveling Bells ha detto…
Beautiful! I so love visiting castles and cathedrals, and this is the next best thing to actually being there. Keep up the postings, please. It saves me a lot of money.

Big hugs, honey...
Paula Feldman ha detto…
sempre un piacere viaggiare con te...bellissime le foto come sempre. abbracci da ponente P
ivana ha detto…
Ciao Sandy!

I'll go on by writing about castles and cathedrals!
Today we visited a town, Mirandola, its history and arts are very important!
Have you heard about Pico della Mirandola? Wikipedia has much infomation in many languages!!!
I'll post photos of Cathedral, palaces, castle of Mirandola!

Thanks!

Have a great afternoon!

hugs...xoxoxoxoxo
ivana ha detto…
Ciao Paula!!!

Naturalmente è anche mio il piacere di vedere, scoprire, documentare tante bellezze non conosciute da tutti, ma che fanno parte della nostra storia e della nostra civiltà!

Un abbraccio!

Post popolari in questo blog

BAMJE, OKRA; GOMBO ...un INCONTRO SERENO

Il G. ed io abbiamo fatto dopo anni ritorno alla casa di una coppia di amici, che purtroppo non ci sono più, erano molto più anziani di noi: Nella grande casa in mezzo al verde vive Roberta, la figlia minore...a lei dobbiamo portare il nostro saluto, ma anche le condoglianze per la morte prematura di sua sorella Luisa. Dolore e mestizia, ma il rievocare la nostra frequentazione per decenni della loro casa le ha addolcito quell'ora, distogliendola dal presente. Armando, il compagno rientrato dal lavoro, è  gentile e attento, lo vedevo qualche volta lì in casa, ma ora mi rendo conto quanto sia disponibile, premuroso... Dobbiamo venir via...ci accompagnano, e viene il discorso del cibo, e Armando ci presenta il suo orto, e non solo... Una striscia del parco è adibita ad orto, piante di pomodoro, sostenute da frasche di legno, melanzane violette e un quadrato di rigogliose foglie verde scuro, che mi ricordano l'ibisco e il malvone...questa pianta Armando voleva proprio mostra

Lo SCALDALETTO di una VOLTA

Antichi oggetti del contadino, in una casa colonica-museo della Bassa Modenese. Testo e immagini di ivanasetti Nelle case di campagna fino ad alcuni decenni fa non esisteva il riscaldamento dell'intera abitazione. La grande cucina aveva il camino e il fuoco scaldava solo questo ambiente o, al limite, la canna fumaria in muratura che attraversava in verticale le camera del piano superiore, dava una specie di tepore, che nelle ore delle notti invernali scemava man mano. Per togliere il crudo gelo alle lenzuola, nelle stanze da letto sempre fredde, si usava il "prete" che è il telaio di legno da infilare sotto le lenzuola e le coperte, entro il quale si appoggiava la "suora", lo scaldino colmo di braci, ma nascoste nella cenere, per non provocare rischio di incendio! C'era un"prete" per ogni letto e dopo cena si incaricava sempre qualcuno di portare la "suora" nei rispettivi letti! E nessuno voleva farlo, non era piacevole salir

La vecchia salsa da lesso del suocero

Anche se poi non raggiungo mai il risultato equivalente! Tanto per cominciare si usavano solo i prodotti dell'orto, che un tempo erano un po' scarsini. Si dovevano avere essenzialmente questi ortaggi: non i bei peperoni carnosi di oggi, ma i diavolicchi verdissimi e piccantissimi, le pastinache, così chiamavano le carote, le solite cipolle e il sedano verde, e tantissimo prezzemolo; la rifinitura era l'aceto agro fatto in casa, con i rabbocchi dei resti di vino! (Non dovrei dirlo, ma 'sto aceto a volte era solo acido!) Vi passo le immagini della mia versione, come prassi, si va ad occhio! Senz'altro non eccedo in prezzemolo, perché mi piace vedere il pot pourrit di colori, inoltre do un finale tocco di addensamento con farina che proprio non ci dovrebbe andare, perché importante era avere la parte oleosa ben separata dalle verdure, mentre la farina dà consistenza cremosa.