Il cielo è triste, guardo dalla finestra e l'unico colore che spicca ormai è sull'albero di cachi, sento un coro di stridenti cinguettii, noto un fremere di ali, un beccare velocissimo nella polpa di quelle palle sospese sui rami spogli e scuri...prendo la macchinetta per dotografare, apro la portafinestra...ma loro sono già volati via, sparpagliandosi a raggiera
Testo e imamgini di ivanasetti
Sono appena tornata dalla campagna, i campi di grano sono verdi, le piantine sono già cresciute, aspettano il lungo passaggio del freddo, per riprendere a vegetare e a produrre la spiga...mesi ancora dovranno trascorrere...
E improvviso il pensiero s'intorbida...che sarebbe se questo dono non si ripetesse, se dopo il sisma pure la campagna fosse sterile, dura, inclemente, come una donna inaridita, svuotata e incapace di dare la vita?
Mi succede ultimamente che, sovrappensiero, mi si affacciano immagini cupe, paesaggi tetri e disperati, come certi quadri di Bosch, di un mondo che non risponde più!
Mi rifugio in cucina, cercando di scacciare questo brivido di freddo che mi ha preso, la luce del neon è chiara, rasserena, prendo fuori il sacco della farina, ne ho sempre una scorta, farina semplice dei nostri mulini locali, farina di grano tenero, quello che si produce nelle nostre campagne, fresco di mietitura, alla fine di giugno...mi piace sentirne l'odore unico!
Immergo le mani nel sacco a tastare la sofficità cedevole, affondando le dita aperte...
così, in un pomeriggio di questo tardo autunno mi dedico a qualcosa di antico, al pane, ma anche a un cibo che si mangerà da cena...pizza e focaccia, calore, colore, odore..per fugare le ombre negative!
Sola in cucina...l'impasto nasce e vive nelle mie mani...oggi non uso il robot, come il solito...
600 g farina 00, in una arga ciotola, con incavo al centro
2 cucchiaini di sale fino sparsi solo sui bordi del cratere
1 cucchiaino di zucchero sulla base del cratere, sulla farina
1 bustina di lievito di birra liofilizzato versato sullo zucchero
100 g di acqua tiepida, versata sul lievito a granelli
è consolante vedere sorgere man mano le bollicine, qualcosa di vivo anche in questo piccolo cratere
A schiuma compiuta con la forchetta intrido la farina con il lievito cremoso, aggiungo anche tre cucchiai di olio extra vergine d'oliva e gocce di limone e acqua tiepida q.b, poi con la mano raccolgo la massa e sul tavolo incomincio a lavorarla, è un po' attaccaticcia, ma poi diventa più elastica, si adatta al movimento delle mani che sanno come ammansirla, ed essa corrisponde respirando, gonfiando sotto le dita, tiepida e ..gentile!
Una decina di minuti le mie mani compiono questo rito, è come avere assunto un calmante, di cui senti man mano l'effetto, innaturale, indotto, qui invece è uno sciogliere nell'intimo il nodo che ti rattrappiva la mente
La croce incide la cupola, che è già un po' turgida, pronta alla sua metamorfosi interna, chimica, ma affascinante...
Dopo un paio d'ore è una creatura compiuta, delicata, sensibile, un soffio la può ferire...
ma io la prendo delicatamente fra le mani, riconoscente, le sorrido, starei anche per parlarle...ma mi trattengo!
Bene, la mozzarella in frigo è a mia disposizione...la passata fatta in campagna a settembre è in cantina e ha un profumo di sole e di erbe....
Va tirata sottilissima, me lo insegna Tiziano, pizzaiolo delle nostre parti, la chiamano "tirata", diventa trasbordante i grandi piatti da pizza...non sono così brava, ma ci tento, la stiro nella teglia grande
la preparo con la veste rossa di passata densa dell'Anna, la adorno di pezzetti di mozzarella, la profumo di sale e origano... un po' d'olio buono sopra!
e subito va cotta a 230° ventilato per una decina di minuti, i bordi si gonfiano, la passata asciuga, e la pasta di base si trasforma col calore...il G è pronto e si carica la sua metà sul piatto
e intanto che la pizza alla nonna ivana cuoceva ho preparato la focaccia, altra filosofia,
un disco bello grosso un paio di cm, steso su una teglia ben oliata, affondo le dita sulla bianca e morbida pasta che resiste alla manipolazione, cercando di non sgonfiarsi...poi un bel giro di olio d'oliva, la passata dell'Anna pure qui, e una bella manciata di olive snocciolate e un po' tagliuzzate, sale.
35 minuti a 190°
Da mangioni ci siamo pappati anche una fetta di focaccia!
La seduta psicanalitica è terminata, il G...non si è accorto di nulla; mica aveva guardato il martoriato albero di cachi, non aveva sentito il brivido del pensiero negativo, non aveva dovuto elaborare il lato oscuro della mente ricostruendo il tessuto dei pensieri e dei sentimenti, io invece avevo fatto un lungo percorso in quelle tre ore...ritrovandomi!!!
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.
Testo e imamgini di ivanasetti
Sono appena tornata dalla campagna, i campi di grano sono verdi, le piantine sono già cresciute, aspettano il lungo passaggio del freddo, per riprendere a vegetare e a produrre la spiga...mesi ancora dovranno trascorrere...
E improvviso il pensiero s'intorbida...che sarebbe se questo dono non si ripetesse, se dopo il sisma pure la campagna fosse sterile, dura, inclemente, come una donna inaridita, svuotata e incapace di dare la vita?
Mi succede ultimamente che, sovrappensiero, mi si affacciano immagini cupe, paesaggi tetri e disperati, come certi quadri di Bosch, di un mondo che non risponde più!
Mi rifugio in cucina, cercando di scacciare questo brivido di freddo che mi ha preso, la luce del neon è chiara, rasserena, prendo fuori il sacco della farina, ne ho sempre una scorta, farina semplice dei nostri mulini locali, farina di grano tenero, quello che si produce nelle nostre campagne, fresco di mietitura, alla fine di giugno...mi piace sentirne l'odore unico!
Immergo le mani nel sacco a tastare la sofficità cedevole, affondando le dita aperte...
così, in un pomeriggio di questo tardo autunno mi dedico a qualcosa di antico, al pane, ma anche a un cibo che si mangerà da cena...pizza e focaccia, calore, colore, odore..per fugare le ombre negative!
Sola in cucina...l'impasto nasce e vive nelle mie mani...oggi non uso il robot, come il solito...
600 g farina 00, in una arga ciotola, con incavo al centro
2 cucchiaini di sale fino sparsi solo sui bordi del cratere
1 cucchiaino di zucchero sulla base del cratere, sulla farina
1 bustina di lievito di birra liofilizzato versato sullo zucchero
100 g di acqua tiepida, versata sul lievito a granelli
è consolante vedere sorgere man mano le bollicine, qualcosa di vivo anche in questo piccolo cratere
A schiuma compiuta con la forchetta intrido la farina con il lievito cremoso, aggiungo anche tre cucchiai di olio extra vergine d'oliva e gocce di limone e acqua tiepida q.b, poi con la mano raccolgo la massa e sul tavolo incomincio a lavorarla, è un po' attaccaticcia, ma poi diventa più elastica, si adatta al movimento delle mani che sanno come ammansirla, ed essa corrisponde respirando, gonfiando sotto le dita, tiepida e ..gentile!
Una decina di minuti le mie mani compiono questo rito, è come avere assunto un calmante, di cui senti man mano l'effetto, innaturale, indotto, qui invece è uno sciogliere nell'intimo il nodo che ti rattrappiva la mente
La croce incide la cupola, che è già un po' turgida, pronta alla sua metamorfosi interna, chimica, ma affascinante...
Dopo un paio d'ore è una creatura compiuta, delicata, sensibile, un soffio la può ferire...
ma io la prendo delicatamente fra le mani, riconoscente, le sorrido, starei anche per parlarle...ma mi trattengo!
Bene, la mozzarella in frigo è a mia disposizione...la passata fatta in campagna a settembre è in cantina e ha un profumo di sole e di erbe....
Va tirata sottilissima, me lo insegna Tiziano, pizzaiolo delle nostre parti, la chiamano "tirata", diventa trasbordante i grandi piatti da pizza...non sono così brava, ma ci tento, la stiro nella teglia grande
la preparo con la veste rossa di passata densa dell'Anna, la adorno di pezzetti di mozzarella, la profumo di sale e origano... un po' d'olio buono sopra!
e subito va cotta a 230° ventilato per una decina di minuti, i bordi si gonfiano, la passata asciuga, e la pasta di base si trasforma col calore...il G è pronto e si carica la sua metà sul piatto
e intanto che la pizza alla nonna ivana cuoceva ho preparato la focaccia, altra filosofia,
un disco bello grosso un paio di cm, steso su una teglia ben oliata, affondo le dita sulla bianca e morbida pasta che resiste alla manipolazione, cercando di non sgonfiarsi...poi un bel giro di olio d'oliva, la passata dell'Anna pure qui, e una bella manciata di olive snocciolate e un po' tagliuzzate, sale.
35 minuti a 190°
Da mangioni ci siamo pappati anche una fetta di focaccia!
La seduta psicanalitica è terminata, il G...non si è accorto di nulla; mica aveva guardato il martoriato albero di cachi, non aveva sentito il brivido del pensiero negativo, non aveva dovuto elaborare il lato oscuro della mente ricostruendo il tessuto dei pensieri e dei sentimenti, io invece avevo fatto un lungo percorso in quelle tre ore...ritrovandomi!!!
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Commenti
If the winter wheat is growing, that's a good sign that life goes on.
Hugs!
Non mi sento di aggiungere niente a queste tue parole, pervase di amore e comprensione profonda della natura, e vero senso della vita!
Sono ammirata e commossa..
Buona domenica, un abbraccio
Adri
It was an elaboration of a moment sadness...confort food making and eating...the maxi!!!
I hope you are sleeping now!
Big hugs, honey!
Hai ragione, ma io cerco di elaborare questi momenti tuffandomi nella mia passione in cucina, e questo "convivere" con il processo di lievitazione, di compimento di un rito vivo, è la cura più efficace!
A volte vorrei che fosse così anhe per il G:!!!
Buona cena a te e famiglia...noi ci prepariamo per il pranzo in trattoria!
Un abbraccio!
Sì...il senso della vita è quello che lasciamo affiorare, se ci abbandoniamo alle enrgie interne che abbiamo!
Un abbraccio
Big hugs, honey...
ps ma i cachi come mai sono ancora sull'albero,non sono maturi?
buona domenica ETTA
I'm smiling...the lunch for G. birthdays was so nice, with family, relatives and friends, 23!
Now I've to read and reply comments...my time flies so fast!!!
Big hugs!
Grazie della partecipazione al senso delle cose, in certi momenti...
I cachi appartengono al retro giardino del vicino, due persone, madre e figlio, lei molto anziana e lui oltre i 60, che da più di un anno non sono qui nella loro casa, ma una in un pensionato e lui non so che fine può aver fatto fino a un paio di mesi fa arrivava ogni tanto e inoltre un signore tutte le settimane veniva a fare lavori nel giardino, ma da due mesi è tutto abbandonato, e è triste vedere le erbacce che crescono, la frutta che è cibo dgli uccellini!
Chssà che sarà capitato anche a loro?
Insomma anche questo un motivo di tristezza!
Grazie, cara, un forte abbraccio!
I cachi del vicino, questi, fanno questa fine prprio perché non abitano qui, casa chiusa e abbandonata, non viene più nessuno da due mesi a questa parte, erbacce dappertutto e le foglie cadute!
Povere olive!!! Ho sentito che già siete al lavoro di raccolta!
Un abbraccio da Levante!
Hai ragione, la causa delle nostre tristezze è proprio questa, le malattie di chi ci è caro, l'invecchiare nostro e di chi ci è vicino, insomma la tristezza ti assale per forza!
Coraggio...almeno questa valvola c'è, ho piacere a preparare appunto per la famiglia...gli amici ora non si riesce più!!!
Un abbraccio e auguri!
Perciò, dopo il terremoto, che in ogni caso ha lasciato in ognuno di noi, me compreso, segni indelebili che non si rimargineranno tanto presto (non basterà una generazione, forse nemmeno due) anche noi rifioriremo con le foglie, gli alberi e... i cachi. Di questo, io uomo di pochissime certezze e dai molti dubbi, sono certo.
Come farò, piuttosto, a esorcizzare questi momenti di riflessione tetra e fredda, che spesso colgono anche me nei momenti e nelle occasioni più inaspettate e che comprendo benissimo, se non so cucinare?
Per fortuna, ho la musica, che mi salva...
Un abbraccio
Gian Marco
Un abbraccio Etta
hai ragione il mondo ci sara' bene omale ma la prospettiva da cui lo vediamo puo' essere diversa persino dalla cellula della nostra cenere!
Scusa ilritardo e la scarsa presenza, ma devo impegnarmi su vari fronti e il mio passo, ormai e' affaticato, purtroppo...mistoabituando al tablet, per seguire da fuori casa, destreggiandom fra cartoni animati e merendine...e cambio pannolini!!!
Un abbraccio!
Ma l'aspetto delle cose abbandonate rattrista parecchio!!!
Unabbraccio e buona giornata!
L’umore iniziale, la terapia nelle tue cose, la conclusione con tanti colori vivi.
Sembra completo: aver riconosciuto l’umore, essere stata presa dalle materie lavorabili, aver ottenuto l’obiettivo.
Ho letto tutto d’un fiato.
Mi ha fatto piacere.
Spero che il grigio dell’inverno non faccia sempre così al tuo umore. Anche se so, credo, che tu sappia bene come affrontarlo, come lavorarlo.
Non stancarti mai, per favore, non è ancora tempo.
non si può eliminare le ombre, anche quelle dell'anima!
Ma si riesce a conviverci e a misurarsi con esse...a volte sembra di perdere, poi la molla ci tira su!!!
Grazie!
A presto!!!