Una breve gita alle cittadine delle nostre province sta diventando un'impresa: il sistema viario è ormai un intrico di tangenziali, rotonde, deviazioni, per cui sembra di essere come avvinghiati da una forza centrifuga, che ti rigetta sempre più all'esterno, più lontano.
I centri storici, che fino a pochi anni fa erano comodamente accessibili dalle normali strade esterne che convergevano naturalmente verso di essi, ora sono una meta "sudata".
Un luminoso pomeriggio domenicale di inizio ottobre, il desiderio di andare con la macchina digitale a fissare immagini, forme, stili che già conosco, ma che languono nella memoria, e infine l'assenso di G. e la collaborazione di un'amica hanno contribuito a regalarmi alcune ore estasianti...con qualche rampogna, ma tant'è, la metto assieme alle altre!!!
Dalla tangenziale sud abbiamo imbroccato la via giusta per andare verso il centro, ho subito riconosciuto i viali che fiancheggiano ad est il fulcro più antico della città, ho rivisto le viuzze che ero solita percorrere per arrivare subito al Piazzale Re Astolfo, alla Torre Campanaria, al Castello o Palazzo dei Pio.
Ecco la Torre, svetta altissima, sui 50 metri e fu eretta verso il 1220-21, è imponente ma anche armoniosa e ben costruita
La prospettiva è ancora intatta, il sobrio Palazzo della Pieve, la Torre accanto, e subito scorgo la facciata rinascimentale della Sagra, o Pieve di Santa Maria in Castello. Sagra è un termine che suona strano, perché noi lo colleghiamo al significato di fiera, mercato, festa; mentre è "consacrata", la chiamano così dal 1184 quando venne consacrata da Papa Lucio III.
La Pieve fu eretta si dice nel 752, per volere di Re Astolfo, dei Longobardi, che qui in zona ebbero molto a che fare, e di testimonianze ce ne sono, vedi anche Nonantola, poco distante. Poi subì dei rifacimenti e nel 12° secolo venne di nuovo edificata, qui con il patrocinio di Matilde di Canossa, che fino al 1115 fu padrona di queste terre.
La Chiesa ebbe molta fortuna, fu arricchita, aveva importanza nella comunità, vi vennero sepolti alcuni componenti del casato dei Pio. Ma verso il Sedicesimo secolo risultava decaduta, anche per il fiorire di altre chiese costruite in quel periodo. Alberto III Pio fece abbattere due terzi della Pieve, lasciando solo la campata anteriore, il presbiterio, con le absidi, e fece sostituire la facciata con una nuova in stile rinascimentale, come la vediamo ancora oggi, dopo restauri ottocenteschi. Rimane il Portale che ha la lunetta con bassorilievi delle maestranze di Wiligelmo, o forse della sua stessa mano, con residui cromatici.
Poi entreremo a vedere le pitture, il sarcofago e l'ambone in marmo con bassorilievi, anch'essi di interesse artistico!
I centri storici, che fino a pochi anni fa erano comodamente accessibili dalle normali strade esterne che convergevano naturalmente verso di essi, ora sono una meta "sudata".
Un luminoso pomeriggio domenicale di inizio ottobre, il desiderio di andare con la macchina digitale a fissare immagini, forme, stili che già conosco, ma che languono nella memoria, e infine l'assenso di G. e la collaborazione di un'amica hanno contribuito a regalarmi alcune ore estasianti...con qualche rampogna, ma tant'è, la metto assieme alle altre!!!
Dalla tangenziale sud abbiamo imbroccato la via giusta per andare verso il centro, ho subito riconosciuto i viali che fiancheggiano ad est il fulcro più antico della città, ho rivisto le viuzze che ero solita percorrere per arrivare subito al Piazzale Re Astolfo, alla Torre Campanaria, al Castello o Palazzo dei Pio.
Ecco la Torre, svetta altissima, sui 50 metri e fu eretta verso il 1220-21, è imponente ma anche armoniosa e ben costruita
La prospettiva è ancora intatta, il sobrio Palazzo della Pieve, la Torre accanto, e subito scorgo la facciata rinascimentale della Sagra, o Pieve di Santa Maria in Castello. Sagra è un termine che suona strano, perché noi lo colleghiamo al significato di fiera, mercato, festa; mentre è "consacrata", la chiamano così dal 1184 quando venne consacrata da Papa Lucio III.
La Pieve fu eretta si dice nel 752, per volere di Re Astolfo, dei Longobardi, che qui in zona ebbero molto a che fare, e di testimonianze ce ne sono, vedi anche Nonantola, poco distante. Poi subì dei rifacimenti e nel 12° secolo venne di nuovo edificata, qui con il patrocinio di Matilde di Canossa, che fino al 1115 fu padrona di queste terre.
La Chiesa ebbe molta fortuna, fu arricchita, aveva importanza nella comunità, vi vennero sepolti alcuni componenti del casato dei Pio. Ma verso il Sedicesimo secolo risultava decaduta, anche per il fiorire di altre chiese costruite in quel periodo. Alberto III Pio fece abbattere due terzi della Pieve, lasciando solo la campata anteriore, il presbiterio, con le absidi, e fece sostituire la facciata con una nuova in stile rinascimentale, come la vediamo ancora oggi, dopo restauri ottocenteschi. Rimane il Portale che ha la lunetta con bassorilievi delle maestranze di Wiligelmo, o forse della sua stessa mano, con residui cromatici.
Poi entreremo a vedere le pitture, il sarcofago e l'ambone in marmo con bassorilievi, anch'essi di interesse artistico!
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Oggi, andando a casa e frugando in un cassetto della scrivania nella mia vecchia cameretta a casa dei miei, mi è venuto tra le mani il libro di lettura di prima elementare.
C’è la copertina arancione con scritto il mio nome in stampatello tremolante.
Apro il libro e rivedo la favola del cagnolino curioso che si brucia la zampetta con il fiammifero.
Ho pianto due giorni con quella storia e non ero mai riuscita a leggere il racconto fino alla fine.
Quando sfogliavo le pagine non volevo mai vedere quel racconto perché l’immagine del cagnolino con la zampetta fasciata mi faceva scendere i lacrimoni.
Oggi invece ho toccato quel foglio, come se la fiamma del fiammifero illuminasse tutte quelle parole, l’immagine del cagnolino, tutta scolorita, mi appare dolcissima.
Sarà un fatto che fa parte della quotidianità, ritrovare una cosa del passato, ma per me, è molto importante.
Anche se si tratta di una libro, di poche righe che profumano di antico, lì è scritta la mia infanzia, i miei sogni di bambina.
Adoro i momenti in cui riaffiorano nella mia mente le emozioni, sono talmente vicine e nitide che mi sembra di toccarle.
Ora allungo la mano e di sembra di sfiorarle come se fossero corpi in movimento!
che dolce quadretto e che riflessione adeguata alle paure e impressioni che si hanno nell'infanzia, poi l'improvviso risveglio nella maturità, che ti fa superare i blocchi di quell'età!
Grazie per questi pensieri personali!!!!