Lasagne a casa di zia Irma
Comincio col presentare zia Irma, classe 1920, vedova da un paio d’anni, amante delle cose eleganti per sé e per la casa. E’ sempre stata un’ottima cuoca, sia nel preparare ottimi pranzi tradizionali, che qualche piatto diverso, ingegnandosi con le sue riviste e i suoi libri, ma anche imparando dalle sue vacanze presso cugine o parenti sparsi in varie regioni d’Italia.
Ora i suoi inviti a pranzo si sono diradati, non tanto perché lei non sia in grado di farli, é che noi nipoti stessi glielo sconsigliamo, non volendola far stancare, data l’età. Ora chiede il nostro aiuto parziale, diciamo così, in quanto non rinuncia a fare un paio di teglie di lasagne o un due chili di tortellini, da mettere in freezer, o da regalare a qualcuno. Noi andiamo volentieri, mia cognata o io a tirarle la sfoglia, a confezionare le lasagne e i tortellini, anche perché stiamo un po’ in sua compagnia a chiacchierare, a richiamare alla memoria tante cose del passato della famiglia, praticamente un pretesto proprio per ravvivare questo scambio di ricordi. Ieri è stato uno di questi giorni, in programma le lasagne, non per lei, ma per una cugina di Merano, alla quale un’altra sua nipote va a fare visita per una settimana…una abitudine che invidio loro, che io non ho mai sperimentato.
Bene, arrivo da zia Irma ed è tutto pronto: un bel panetto di pasta all’uovo, verde con spinaci, un bel tegame di ragù come si deve e lei non lesina mai negli ingredienti di prima qualità, e il tegame già sul fornello per preparare la besciamella, la macchinetta già fissata al tavolo, che è già bello coperto da una candida tovaglia di cotone, un altro tagliere è sistemato su sedie e tavolo della macchina da cucire, coperto pure con tovaglia candida, su cui asciugare le sfoglie scottate nell’acqua bollente, già pronta a temperatura sul fornello. Una precisione e una pulizia da manuale, tutto fila comodo e facile.
Tiro le mie sfoglie e man mano le immergo nell’acqua bollente, poi le faccio scivolare nel colapasta, anch’esso pronto con pure una bacinella sotto, per il raffreddamento delle stesse, le sistemo sulla tovaglia del tagliere, appoggio il tegame del ragù caldo sul poggia-tegame pronto, come pure il tegame della besciamella, i mestoli-cucchiai sono già in attesa, il formaggio grattugiato sta in un cartoccio accanto…e procedo. Le teglie usa e getta sono nuove di zecca, scartate e lavate, foderate con carta da forno, con molto burro sopra.
Ad opera finita, purtroppo, mi accorgo che ho macchiato di ragù la tovaglia: mea culpa, avevo spostato il quadrato di carta robusta da salumiere, bianca, che zia Irma aveva proprio sistemato sul piano di lavoro, affinché non si sporcasse durante la manovra del cucchiaio di ragù dal tegame
alla teglia delle lasagne. Sono proprio sbadata! Zia Irma nel frattempo riordinava il ripiano dei fornelli, preparava l’acqua saponata per i tegami sporchi che si stavano svuotando, la tovaglia bagnata veniva tolta…insomma, un lavoro ottimale, sereno, amorevole!
Il divano in sala-salotto è comodo, variopinto con i numerosi cuscini ricamati o ricoperti di pizzi, e nella penombra, ma poco importa, ho trascritto, tra una chiacchiera e l’altra, la sua ricetta delle lasagne…che non è mai uguale alla precedente, è curioso questo fatto, ma non incide mai negativamente sul risultato e la qualità; la vedi proprio nel negozietto di Ambra, a studiare le varie carni nel banco-frigo e la senti dire:
- Ambra, dammi quel filetto, poi 2 etti di macinato, sì, anche un etto di pancetta, quel parmigiano invecchiato!
Le lasagne stanno raffreddandosi in cucina, poi verranno amorevolmente impacchettate, in macchina arriveranno a Merano, in compagnia di una confezione di bottiglie di Lambrusco, e il tutto sarà onorevolmente accolto.
Comincio col presentare zia Irma, classe 1920, vedova da un paio d’anni, amante delle cose eleganti per sé e per la casa. E’ sempre stata un’ottima cuoca, sia nel preparare ottimi pranzi tradizionali, che qualche piatto diverso, ingegnandosi con le sue riviste e i suoi libri, ma anche imparando dalle sue vacanze presso cugine o parenti sparsi in varie regioni d’Italia.
Ora i suoi inviti a pranzo si sono diradati, non tanto perché lei non sia in grado di farli, é che noi nipoti stessi glielo sconsigliamo, non volendola far stancare, data l’età. Ora chiede il nostro aiuto parziale, diciamo così, in quanto non rinuncia a fare un paio di teglie di lasagne o un due chili di tortellini, da mettere in freezer, o da regalare a qualcuno. Noi andiamo volentieri, mia cognata o io a tirarle la sfoglia, a confezionare le lasagne e i tortellini, anche perché stiamo un po’ in sua compagnia a chiacchierare, a richiamare alla memoria tante cose del passato della famiglia, praticamente un pretesto proprio per ravvivare questo scambio di ricordi. Ieri è stato uno di questi giorni, in programma le lasagne, non per lei, ma per una cugina di Merano, alla quale un’altra sua nipote va a fare visita per una settimana…una abitudine che invidio loro, che io non ho mai sperimentato.
Bene, arrivo da zia Irma ed è tutto pronto: un bel panetto di pasta all’uovo, verde con spinaci, un bel tegame di ragù come si deve e lei non lesina mai negli ingredienti di prima qualità, e il tegame già sul fornello per preparare la besciamella, la macchinetta già fissata al tavolo, che è già bello coperto da una candida tovaglia di cotone, un altro tagliere è sistemato su sedie e tavolo della macchina da cucire, coperto pure con tovaglia candida, su cui asciugare le sfoglie scottate nell’acqua bollente, già pronta a temperatura sul fornello. Una precisione e una pulizia da manuale, tutto fila comodo e facile.
Tiro le mie sfoglie e man mano le immergo nell’acqua bollente, poi le faccio scivolare nel colapasta, anch’esso pronto con pure una bacinella sotto, per il raffreddamento delle stesse, le sistemo sulla tovaglia del tagliere, appoggio il tegame del ragù caldo sul poggia-tegame pronto, come pure il tegame della besciamella, i mestoli-cucchiai sono già in attesa, il formaggio grattugiato sta in un cartoccio accanto…e procedo. Le teglie usa e getta sono nuove di zecca, scartate e lavate, foderate con carta da forno, con molto burro sopra.
Ad opera finita, purtroppo, mi accorgo che ho macchiato di ragù la tovaglia: mea culpa, avevo spostato il quadrato di carta robusta da salumiere, bianca, che zia Irma aveva proprio sistemato sul piano di lavoro, affinché non si sporcasse durante la manovra del cucchiaio di ragù dal tegame
alla teglia delle lasagne. Sono proprio sbadata! Zia Irma nel frattempo riordinava il ripiano dei fornelli, preparava l’acqua saponata per i tegami sporchi che si stavano svuotando, la tovaglia bagnata veniva tolta…insomma, un lavoro ottimale, sereno, amorevole!
Il divano in sala-salotto è comodo, variopinto con i numerosi cuscini ricamati o ricoperti di pizzi, e nella penombra, ma poco importa, ho trascritto, tra una chiacchiera e l’altra, la sua ricetta delle lasagne…che non è mai uguale alla precedente, è curioso questo fatto, ma non incide mai negativamente sul risultato e la qualità; la vedi proprio nel negozietto di Ambra, a studiare le varie carni nel banco-frigo e la senti dire:
- Ambra, dammi quel filetto, poi 2 etti di macinato, sì, anche un etto di pancetta, quel parmigiano invecchiato!
Le lasagne stanno raffreddandosi in cucina, poi verranno amorevolmente impacchettate, in macchina arriveranno a Merano, in compagnia di una confezione di bottiglie di Lambrusco, e il tutto sarà onorevolmente accolto.
Commenti
sì, è una figura basilare, ormai l'ultima testimone femminile della famiglia di mio marito...da lei trovo una fonte inesauribile di tradizione buona, solida e attingo volentieri dalle sue conoscenze profonde, e mi piacere testimoniaarle anche a chi è interessato a questo mondo!
Grazie
Un abbraccio!