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Challah o Halla, il pane del Sabbath

Gli ingredienti base della Challah


 Testo e foto di ivanasetti
 Testo e foto di ivanasetti  L'impasto va messo a lievitare fino al raddoppio
si preparano 6 parti per due trecce


Avrei potuto intrecciarle meglio, ma sono un po' impacciata


Spennellare le due trecce con tuorlo sbattuto con acqua e cospargere con sesamo una e con papavero l'altra



Le due trecce vanno posate sulla tavola preparata appositamente per la sera del venerdì, coperta da un telo dal ricamo dorato, accanto agli altri simboli, come il vino, le candele, in attesa della benedizione dell'uomo della famiglia




Challah o Halla


La Halla è un pane speciale, un pane dolce, morbido, carico di simboli religiosi, che ha sempre stimolato in me curiosità, un reverenziale rispetto...ma non mi decidevo mai a prepararlo da me, in casa. Anni fa avevo regalato un bel libro di Cucina Ebraica di due autrici, R. Anau e E. Loewenthal, a mia nuora e da allora non passsava settimana che non lo si gustasse in casa sua, per i pranzi di famiglia, per le festicciole dei nipotini, anche nei compleanni. Spesso al posto di dolciumi o fiori o altro mia nuora mi dona una bella treccia di Halla. Mia nuora arricchisce questo pane con formaggi e salumi tritati aggiunti nell'impasto, naturalmente non serba così lo stesso significato. Forse l'origine di questa treccia si può attribuire all'approccio degli Ebrei con l'Europa Centrale, dove già dal Medioevo si preparava un pane dolce, al burro però, che ancora oggi è conosciuto come il pane della domenica, quindi un pane più ricco, gratificante.
Non sto a parlare di tutta la ricerca su libri che riguardano la vita e la storia degli ebrei, che leggo spesso, proprio per carpire con la conoscenza questa maniera di interpretare il cibo come una componente basilare della loro cultura, rimasta immutata nel tempo, perché ancora oggi è così, almeno per l'Ebreo osservante.
Con emozione leggo le parole che descrivono i preparativi, l'ora, gli oggetti, il rito, le parole, le benedizioni del venerdì, prima che spunti la prima stella della sera, che segna la nascita del nuovo giorno, il Sabato. Finalmente stamattina mi sono decisa, è un modo per rendere più concreta la mia predilizione per le tradizioni, da qualsiasi parte provengano, soprattutto quando non appartengono ai miei usi e costumi, perché mi servono per conoscere meglio gli altri, ma anche noi stessi.
La ricetta molto semplice è presa appunto dal libro citato sopra. Guardando anche in altri testi ho trovato queste stesse indicazioni, infatti nei cibi tipici penso sia basilare la conformità...so che esistono modi diversi, arricchimento e forma della Halla o Challah, che dipendono dal periodo dell'anno. A Capodanno Ebraico la Halla va chiusa a cerchio, e rappresenta la continuità della vita, poi alcuni ingredienti, come le uova e anche il miele donano altro simbolismo a questo pane.
Questo è un pane lievitato che ricorda la Manna, e ogni vigilia di festa si celebra l'offerta del lievito, che ogni volta veniva tolto dall'impasto per offrirlo all'alto Sacerdote del Tempio, secondo la legge giudaica. Per conservare questo rito si usa togliere un pezzetto di pasta e bruciarla.
Spero di non avere detto delle cose inesatte, per le quali chiedo scusa.


500 g farina 00
1 bustina lievito secco
2 cucchiai zucchero
2 uova
70 ml olio (ho messo olio extra vergine di oliva, ma andrebbe di semi)
1 cucchiaino di sale
semi di papavero e di sesamo
In una ciotola larga mettere la farina e il lievito secco mescolato, nella buca centrale aggiungere le uova (trattenere un cucchiaino di tuorlo per la spennellatura finale), zucchero, sale e l'olio, con la forchetta intridere la farina e versare man mano acqua tiepida, circa 150 ml, fino ad avere un impasto morbido.
Impastare sul piano di lavoro finché la pasta non attacca più alle mani, formare una palla e metterla a lievitare in una ciotola di acciaio nel tepore del forno scaldato a un 50 gradi e poi spento.
Dopo circa mezz'ora riprendere l'impasto e dividerlo in sei palline, da tre di queste fare dei segmenti uguali e intrecciarli, tirandoli a fare degli intrecci regolari ( a me non succede, purtroppo!), mettere di nuovo a lievitare nella teglia da forno in alu, ricoperta di carta, ancora per mezz'ora.
Preriscaldare il forno ventilato a 180°-190°, infornare, dopo 5 minuti abbassare a 150°.
Cottura tempo totale 45 minuti.
Licenza Creative Commons
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Commenti

Ester ha detto…
Bellissime le tue challot, Ivana.
Complimenti. Nulla di men che esatto in quello che hai scritto. Puntualizzo solo che il prelievo della pasta si fa solo per quantitativi che superino i 1500 grammi. Non mi ricordo esattamente di quanto debba superare i 1500 g, in questo momento. Dunque per un pane che non superi questo peso non si dice neppure la berrachà (ossia la benedizione)
Un abbraccio
sandra
Ester ha detto…
Bellissime le tue challot, complimenti, Ivana.
Tutto esatto quello che scrivi. Puntualizzo che la berrachà (benedizione) sul pane si fa solo per quantitivi che superino il chilo e mezzo, altrimenti non si fa e non si fa neppure il prelievo della pasta da bruciare.
Cari saluti
sandra
P.S avevo scritto un altro commento, quasi uguale a questo, ma sembra scomparso nel nulla.
ivana ha detto…
Ciao Sandra,
ora cancello il primo!
Sì, ho letto del peso, ma non avevo letto della non benedizione.
Sai che leggo un po' da tutte le parti, ma sopratttto in altre lingue.
Per il peso so, quindi vado a trovarmi il sito americano, dove parlava che ogni singola Challah deve avere un peso non inferiore a... e qui devo proprio ritrovarlo!
Grazie Sandra, mi fa molto piacere avere il tuo parere.
Buona giornata!
A risentirti!

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