Passa ai contenuti principali

LA CANAPA NELLE MANI DELLA DONNA

Autunno nelle campagne: i lavori nei campi, ai maceri, nelle aie sono terminati, i contadini hanno compiuto il lungo, pesante lavoro del trattamento della canapa, dalla mietitura del tiglio alla bionda fibra setosa che ora giace in balle nello stanzone del telaio.
Anche le donne hanno collaborato nei campi, eguagliando l'uomo, anche se in ruoli diversi, in una sintonia di compiti, con una sapienza antica. Le giornate si sono accorciate, gli altri lavori dei campi sono stati eseguiti, la vendemmia compiuta, i vini bollono nei tini; i campi arati e pareggiati hanno già accolto il seme del frumento...e la terra si avvia al riposo invernale.
Le donne stanno organizzando il lavoro dei giorni bui, le rocche sono state recuperate dai ripostigli, gli annaspatoi vengono sistemati nelle ampie cucine e comincia la paziente opera di filatura, avvolgimento e l'allestimento complesso del telaio.

La rocca per la torcitura del filo , sia manuale col fuso roteato dalla mano, sia meccanico con il "filarino"


Poi il filo va sulle cannelle,che serviranno per la tessitura


La maestria della tessitrice, un'arte sempre della massaia o szdoura, che conosceva da sempre tutte queste mansioni di gestione della vita economica famigliare


Si ottenevano tessuti di canapa che venivano utilizzati per il corredo di casa, per il tovagliato, i burazzi, gli asciugamani.
La foto di questo bel telaio l'ho ripresa in una struttura di Decima di Persiceto/BO, dove il sig. Mantovani sta da sempre collezionando attrezzi, apparecchiature, strumenti che riguardano la civiltà contadina del secolo scorso. Mi auguro che possa trovare una ambientazione più ampia e adeguata alla ricchezza del materiale disponibile!


le robuste tovaglie bianche per la tiratura della sfoglia, la pasta all'uovo, che quasi giornalmente veniva preparata dalla massaia


Sacchi di stoppa, robusti, duraturi, persino col marchio dell'azienda, nel caso dellegrandi tenute agricole.


Le iniziali stampate a fuoco


pregiati asciugamani, nelle tre finezze del filo di canapa, che aveva persino la duttilità e la lucentezza del lino.


Lenzuola e copriletti, tutti manufatti confezionati in casa, da nonne, mamme, figlie.
vedi anche  qui

Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.








Commenti

Anonimo ha detto…
buoongiorno Ivana, il suo blog è bellissimo! le faccio i miei complimenti, direttamente da Cento...buona continuazione!
ivana ha detto…
Grazie Marihornet,
mi sto commovendo...Cento è un po' anche la mia "patria culturale"
Metterò anche di Cento!!
Naturale che sono brevi percorsi raffazzonati solo dalla passione!
Mi fa piacere risentirla!!!
.C annA ha detto…
Come avevo previsto "stregonescamente" mesi fa, questo blog è davvero delizioso... e tu, cara la mia NonnaIvana, a suo tempo non mi hai dato credito!
ahhhhhhh come sono felice di questo tuo ripensamento!
E come sono felice di aver scoperto casualmente questo lavoro certosino, preciso, pulito, "bevibile" tutto in un sorso!
Ti seguirò assiduamente!
ivana ha detto…
Ma grazie mia cara non tanto Scarabocchio!!!!
Guarda, ho seguito la dritta di qualcuna che diceva che un blog è il nostro archivio...quindi, a parte cose che sto facendo al presente, sto proprio inserendo il materiale che ho già...per dargli una sistemata...ne salteranno delle belle, perché vado di palo in frasca!!!!
Un abbraccio!!!
Ester ha detto…
Incantevole questo réportage, Ivana.
Da un sacco di tempo cerco della canapa a metro per le mie borse, ma pare introvabile. Anche in Trentino dove una volta c'era buona produzione, è del tutto sparita. Peccato; un materiale bello quanto il lino, secondo me.
sandra
ivana ha detto…
Cara Esther
(a proposito..non riesco a entrare nel tuo blog!)
Sandra, il reportage sulla canapa non è finito, tutti abbiamo nei cassetti della tela fatta a mano nei tempi andati, si sa che la fibra della canapa non è soggetta a muffa, quindi è indistruttibile, era usata nella navigazione, nell'industria dappertutto, proprio per questo.
Farò vedere altre cose!
Devo dire che capi di abbigliamento di moda elaborati dall'istituto professionale del mio paese indirizzo moda, sono stati anche alla Biennale di Venezia. E tanto altro!!!!
Ci sentiamo!!!
Un abbraccio
Grazie!

Post popolari in questo blog

BAMJE, OKRA; GOMBO ...un INCONTRO SERENO

Il G. ed io abbiamo fatto dopo anni ritorno alla casa di una coppia di amici, che purtroppo non ci sono più, erano molto più anziani di noi: Nella grande casa in mezzo al verde vive Roberta, la figlia minore...a lei dobbiamo portare il nostro saluto, ma anche le condoglianze per la morte prematura di sua sorella Luisa. Dolore e mestizia, ma il rievocare la nostra frequentazione per decenni della loro casa le ha addolcito quell'ora, distogliendola dal presente. Armando, il compagno rientrato dal lavoro, è  gentile e attento, lo vedevo qualche volta lì in casa, ma ora mi rendo conto quanto sia disponibile, premuroso... Dobbiamo venir via...ci accompagnano, e viene il discorso del cibo, e Armando ci presenta il suo orto, e non solo... Una striscia del parco è adibita ad orto, piante di pomodoro, sostenute da frasche di legno, melanzane violette e un quadrato di rigogliose foglie verde scuro, che mi ricordano l'ibisco e il malvone...questa pianta Armando voleva proprio mostra

Lo SCALDALETTO di una VOLTA

Antichi oggetti del contadino, in una casa colonica-museo della Bassa Modenese. Testo e immagini di ivanasetti Nelle case di campagna fino ad alcuni decenni fa non esisteva il riscaldamento dell'intera abitazione. La grande cucina aveva il camino e il fuoco scaldava solo questo ambiente o, al limite, la canna fumaria in muratura che attraversava in verticale le camera del piano superiore, dava una specie di tepore, che nelle ore delle notti invernali scemava man mano. Per togliere il crudo gelo alle lenzuola, nelle stanze da letto sempre fredde, si usava il "prete" che è il telaio di legno da infilare sotto le lenzuola e le coperte, entro il quale si appoggiava la "suora", lo scaldino colmo di braci, ma nascoste nella cenere, per non provocare rischio di incendio! C'era un"prete" per ogni letto e dopo cena si incaricava sempre qualcuno di portare la "suora" nei rispettivi letti! E nessuno voleva farlo, non era piacevole salir

La vecchia salsa da lesso del suocero

Anche se poi non raggiungo mai il risultato equivalente! Tanto per cominciare si usavano solo i prodotti dell'orto, che un tempo erano un po' scarsini. Si dovevano avere essenzialmente questi ortaggi: non i bei peperoni carnosi di oggi, ma i diavolicchi verdissimi e piccantissimi, le pastinache, così chiamavano le carote, le solite cipolle e il sedano verde, e tantissimo prezzemolo; la rifinitura era l'aceto agro fatto in casa, con i rabbocchi dei resti di vino! (Non dovrei dirlo, ma 'sto aceto a volte era solo acido!) Vi passo le immagini della mia versione, come prassi, si va ad occhio! Senz'altro non eccedo in prezzemolo, perché mi piace vedere il pot pourrit di colori, inoltre do un finale tocco di addensamento con farina che proprio non ci dovrebbe andare, perché importante era avere la parte oleosa ben separata dalle verdure, mentre la farina dà consistenza cremosa.