Data della costruzione della Fornace Cavallini
Testo e immagini ivanasetti
Il tipico Forno Hoffmann circolare
Particolari della struttura
Spessore imponente dei muri
Qui si passa al pranzo in trattoria "La Strana Coppia"
Taglioline al ragù di salsiccia e funghi porcini
Tagliata di manzo con formaggio e rucola
Grigliata mista con agnello
Verdure grigliate
Una Fornace e una Trattoria
Scendiamo dal colle del Santuario, oltrepassiamo Levizzano Rangone e, percorrendo la strada verso Castelvetro, incontriamo una insolita struttura, sulla nostra sinistra: è un Forno di Hoffmann, che si erge, bruno rossiccio, come un enorme circo di pietra, con al fianco una ciminiera alta, ma spenta.
Svoltiamo anche noi per entrare nell'ampio piazzale.
Qualche ciclista pure sta curiosando accanto alle transenne con cartelli che vietano l'ingresso, per pericolo di crollo; i pilastri, le aperture tutte intorno, caratterizzano tutta la circonferenza, da alcuni arcate aperte si vedono le pietre lavorate che giacciono ancora ammassate all'interno , mentre nella parte superiore, sotto un tetto a ombrello, le feritoie lasciano intravedere bracci di macchinari, scale di ferro e ignote forme. Silenzio tutt'intorno, anche le palazzine ai lati, che pur sembrano abitate, con qualche vaso di fiori davanti casa, una bici di bimbo a terra, un paio di macchine infilate nel porticato del forno non transennato, non offrono segni di vita!
Nella parte posteriore si ammucchiano vari materiali, in un abbandono mortale.Non mi sono mai trovata così spiazzata su una testimonianza così totale di archeologia industriale, come alla vista di questa fornace obsoleta, che ha resistito esteriormente, ma cui è stata tolta l'anima!
A Bologna si può visitare un forno Hoffmann, che però è accudito, i cui antri misteriosi si possono visitare in sicurezza, ripuliti, testimoni parlanti di un passato importante.
Qui, invece, pur essendo una costruzione della stessa epoca, della seconda metà dell'Ottocento, ci si sente intristiti davvero da tanto abbandono, da un'inerzia così assoluta.
Un richiamo invece, vivace, intrigante ci arriva dalle basse costruzioni alla sinistra del Forno Hoffmann: l'insegna " La Strana Coppia - Trattoria"
E' ancora presto, lasciamo la Fornace Cavallini dietro di noi e arriviamo in pochi minuti a Castelvetro, dove facciamo a piedi il percorso per arrivare al complesso del Borgo Antico,con Castello, Palazzi, scalinate fra verdi siepi fiorite.
Chiedo persino alla ragazza della bancarella davanti alla chiesa con i prodotti del mercato Equo e Solidale, se conosce la trattoria....vale la pena tornarci!
Rifacciamo la strada e come clienti in anticipo entriamo nella trattoria.
Una sala discreta, colori chiari, luminosi, bianco e marrone il tovagliato, bicchiere a calice normale, l'oliera comune, che serve da segnaposto, non è il massimo, mi sa persino di rancido....ma speriamo nel pasto.
Noi amiamo la cucina tradizionale, e ordiniamo sempre cose nostrane: taglioline della casa, che poi sono tipo paglia fieno, con un condimento di salsiccia e funghi porcini, un po' piccante, rosso anche di pomodoro, che forse mi hanno un po' delusa, naturale che io faccio i confronti con una tagliatella bolognese, quindi ho un altro metro per giudicare.
Poi Gianni prende una bella tagliata di manzo, carne ai ferri, cotta media, già tagliata nel piatto, ricoperta da rucola e scaglie di parmigiano, buona, dal pezzetto che mi ha dato da assaggiare!
Io invece ordino una grigliata mista, abbondante, varia, con anche agnello, e verdure grigliate, poi alla fine mi godo il dolce amore, un soffice semifreddo con salsa di fragola.
Come trattoria mica male, un prezzo anche accettabile.
La strana copia, come ho capito alla fine del pasto, sono due socie, Francesca e Maria Rosaria, la cuoca, che non ho visto.
Mi è mancata la lista delle vivande, per memorizzare altri piatti; ascoltavo qualche ordinazione dai tavoli vicini, ma poi li ho già dimenticati.
Magari una prossima volta.
Una Fornace e una Trattoria
Scendiamo dal colle del Santuario, oltrepassiamo Levizzano Rangone e, percorrendo la strada verso Castelvetro, incontriamo una insolita struttura, sulla nostra sinistra: è un Forno di Hoffmann, che si erge, bruno rossiccio, come un enorme circo di pietra, con al fianco una ciminiera alta, ma spenta.
Svoltiamo anche noi per entrare nell'ampio piazzale.
Qualche ciclista pure sta curiosando accanto alle transenne con cartelli che vietano l'ingresso, per pericolo di crollo; i pilastri, le aperture tutte intorno, caratterizzano tutta la circonferenza, da alcuni arcate aperte si vedono le pietre lavorate che giacciono ancora ammassate all'interno , mentre nella parte superiore, sotto un tetto a ombrello, le feritoie lasciano intravedere bracci di macchinari, scale di ferro e ignote forme. Silenzio tutt'intorno, anche le palazzine ai lati, che pur sembrano abitate, con qualche vaso di fiori davanti casa, una bici di bimbo a terra, un paio di macchine infilate nel porticato del forno non transennato, non offrono segni di vita!
Nella parte posteriore si ammucchiano vari materiali, in un abbandono mortale.Non mi sono mai trovata così spiazzata su una testimonianza così totale di archeologia industriale, come alla vista di questa fornace obsoleta, che ha resistito esteriormente, ma cui è stata tolta l'anima!
A Bologna si può visitare un forno Hoffmann, che però è accudito, i cui antri misteriosi si possono visitare in sicurezza, ripuliti, testimoni parlanti di un passato importante.
Qui, invece, pur essendo una costruzione della stessa epoca, della seconda metà dell'Ottocento, ci si sente intristiti davvero da tanto abbandono, da un'inerzia così assoluta.
Un richiamo invece, vivace, intrigante ci arriva dalle basse costruzioni alla sinistra del Forno Hoffmann: l'insegna " La Strana Coppia - Trattoria"
E' ancora presto, lasciamo la Fornace Cavallini dietro di noi e arriviamo in pochi minuti a Castelvetro, dove facciamo a piedi il percorso per arrivare al complesso del Borgo Antico,con Castello, Palazzi, scalinate fra verdi siepi fiorite.
Chiedo persino alla ragazza della bancarella davanti alla chiesa con i prodotti del mercato Equo e Solidale, se conosce la trattoria....vale la pena tornarci!
Rifacciamo la strada e come clienti in anticipo entriamo nella trattoria.
Una sala discreta, colori chiari, luminosi, bianco e marrone il tovagliato, bicchiere a calice normale, l'oliera comune, che serve da segnaposto, non è il massimo, mi sa persino di rancido....ma speriamo nel pasto.
Noi amiamo la cucina tradizionale, e ordiniamo sempre cose nostrane: taglioline della casa, che poi sono tipo paglia fieno, con un condimento di salsiccia e funghi porcini, un po' piccante, rosso anche di pomodoro, che forse mi hanno un po' delusa, naturale che io faccio i confronti con una tagliatella bolognese, quindi ho un altro metro per giudicare.
Poi Gianni prende una bella tagliata di manzo, carne ai ferri, cotta media, già tagliata nel piatto, ricoperta da rucola e scaglie di parmigiano, buona, dal pezzetto che mi ha dato da assaggiare!
Io invece ordino una grigliata mista, abbondante, varia, con anche agnello, e verdure grigliate, poi alla fine mi godo il dolce amore, un soffice semifreddo con salsa di fragola.
Come trattoria mica male, un prezzo anche accettabile.
La strana copia, come ho capito alla fine del pasto, sono due socie, Francesca e Maria Rosaria, la cuoca, che non ho visto.
Altra nota personale: il lambrusco Grasparossa Di Castelvetro era della Cantina Settecani, quella dove si riforniva anche mio padre!
Mi è mancata la lista delle vivande, per memorizzare altri piatti; ascoltavo qualche ordinazione dai tavoli vicini, ma poi li ho già dimenticati.
Magari una prossima volta.
Commenti
Annamaria
Sapevo che andavi a un agriturismo, e sarai stata serena...
...
un abbraccio!
Buon inizio settimana!
come vedi sono resoconti di esperienze comunissime...sono curiosa e guardo tutto sempre con interesse...e ci voglio capire anche solo un pochino....e poi passo qui, nel mio posticino!
Annamaria
buona notte!
Una abbraccio!