CIAMBELLA DI S.AGATA, O BRAZADELA TENDRA, DOLCE TIPICO PER LA FIERA DI S. AGATA bOLOGNESE IL 5 FEBBRAIO
Ciambella fatta da Agnese, nove anni ieri
Agnese, mia nipote, è nata il giorno di S. Agata il 5 febbraio, giorno della Fiera invernale dedicata alla patrona della cittadina. La Ciambella di S. Agata tanti decenni fa si poteva acquistare, oltre al pane, in un negozietto con annesso forno, come trovo descritto nel libricino di ricette della Petronilla, un fornetto elettrico composto da una teglia che si inseriva in un contenitore a campana, al quale era applicata una presa per la corrente elettrica, e vi si cuoceva di tutto, dai dolci, alle crescenti, carni e pollo.
Poche persone, oggi, chiamano così, ma nominano questo dolce la ciambella dei 3-3-3-1-1.
Una semplice ciambella, come la si faceva in famiglia, quando le novità culinarie dalle riviste o dai libri di cucina erano ancora di là da venire!
La fama di questa ciambella sembrava essere circoscritta a questo paesino della provincia di Bologna, S. Agata Bolognese appunto... e chi si aspettava che anche in un librino....????
Il pavimento in sala da zia Irma, 88 anni, è invaso da carte, riviste, libri e fogli vari...un repulisti stagionale...tutto materiale cartaceo che riguarda la cucina...e io arrivo proprio nel posto giusto al momento giusto, per salvare dal macero delle piccole chicche!
E mi porto a casa due borse di plastica con libri, riviste, appunti, di cui zia Irma vuole disfarsi, per non lasciare a noi eredi i così detti "nidi".
Va be', la faccio breve; in mezzo a tanti altri ben più voluminosi, trovo un libretto dalla copertina marrone, di una collana di ricette di Petronilla, anno 1957, con ricette di torte ciambelle e panettoni regionali: questo libercolo veniva dato in omaggio all'acquirente del famoso forno Petronilla, che ancora oggi viene prodotta nel Milanese, con le dovute modifiche adatte all'uso moderno...
E proprio qui leggo la "Ciambella di S. Agata", con il riferimento proprio al forno, e a un dipinto sulla parete sotto il portico, accanto al negozio e la ricetta è uguale a quella che da decenni ogni casalinga della nostra zona prepara, chiamandola semplicemente "la brazadèla tèndra", ciambella tenera, per distinguerla dalla "brazadèla dura", che ha gli stessi ingredienti, ma in altra proporzioni e che viene lavorata in modo diverso.
Ricetta:
300 g farina 00
300 g zucchero
3 uova
100 g burro sciolto (altra versione olio di semi)
1 bicchiere scarso di latte
scorza di limone grattugiata
1 bustina di lievito in polvere (io sto scarsa!)
Separare i tuorli dagli albumi. Montare bene i tuorli con quasi tutto lo zucchero (io ne metto sempre meno!), trattenerne un cucchiaio raso per gli albumi.
Aggiungere ai rossi la farina setacciata con il lievito, la scorza di limone, e il burro sciolto, ma tiepido, poi battere non troppo gli albumi con il po' di zucchero, aggiungerli alla massa e infine anche del latte, deve risultare un impasto morbido.
Va messo nella ruola con il fondo per ciambella col buco. Un tempo vi si metteva la tazza, intorno alla quale si disponeva l'impasto.
Cuocere a 160° ventilato, per circa mezz'ora.
Molti la cuocciono in una ruola rotonda come una torta, che poi va farcita con crema gialla o al cacao, e funge da Pan di Spagna.
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.
Agnese, mia nipote, è nata il giorno di S. Agata il 5 febbraio, giorno della Fiera invernale dedicata alla patrona della cittadina. La Ciambella di S. Agata tanti decenni fa si poteva acquistare, oltre al pane, in un negozietto con annesso forno, come trovo descritto nel libricino di ricette della Petronilla, un fornetto elettrico composto da una teglia che si inseriva in un contenitore a campana, al quale era applicata una presa per la corrente elettrica, e vi si cuoceva di tutto, dai dolci, alle crescenti, carni e pollo.
Poche persone, oggi, chiamano così, ma nominano questo dolce la ciambella dei 3-3-3-1-1.
Una semplice ciambella, come la si faceva in famiglia, quando le novità culinarie dalle riviste o dai libri di cucina erano ancora di là da venire!
La fama di questa ciambella sembrava essere circoscritta a questo paesino della provincia di Bologna, S. Agata Bolognese appunto... e chi si aspettava che anche in un librino....????
Il pavimento in sala da zia Irma, 88 anni, è invaso da carte, riviste, libri e fogli vari...un repulisti stagionale...tutto materiale cartaceo che riguarda la cucina...e io arrivo proprio nel posto giusto al momento giusto, per salvare dal macero delle piccole chicche!
E mi porto a casa due borse di plastica con libri, riviste, appunti, di cui zia Irma vuole disfarsi, per non lasciare a noi eredi i così detti "nidi".
Va be', la faccio breve; in mezzo a tanti altri ben più voluminosi, trovo un libretto dalla copertina marrone, di una collana di ricette di Petronilla, anno 1957, con ricette di torte ciambelle e panettoni regionali: questo libercolo veniva dato in omaggio all'acquirente del famoso forno Petronilla, che ancora oggi viene prodotta nel Milanese, con le dovute modifiche adatte all'uso moderno...
E proprio qui leggo la "Ciambella di S. Agata", con il riferimento proprio al forno, e a un dipinto sulla parete sotto il portico, accanto al negozio e la ricetta è uguale a quella che da decenni ogni casalinga della nostra zona prepara, chiamandola semplicemente "la brazadèla tèndra", ciambella tenera, per distinguerla dalla "brazadèla dura", che ha gli stessi ingredienti, ma in altra proporzioni e che viene lavorata in modo diverso.
Ricetta:
300 g farina 00
300 g zucchero
3 uova
100 g burro sciolto (altra versione olio di semi)
1 bicchiere scarso di latte
scorza di limone grattugiata
1 bustina di lievito in polvere (io sto scarsa!)
Separare i tuorli dagli albumi. Montare bene i tuorli con quasi tutto lo zucchero (io ne metto sempre meno!), trattenerne un cucchiaio raso per gli albumi.
Aggiungere ai rossi la farina setacciata con il lievito, la scorza di limone, e il burro sciolto, ma tiepido, poi battere non troppo gli albumi con il po' di zucchero, aggiungerli alla massa e infine anche del latte, deve risultare un impasto morbido.
Va messo nella ruola con il fondo per ciambella col buco. Un tempo vi si metteva la tazza, intorno alla quale si disponeva l'impasto.
Cuocere a 160° ventilato, per circa mezz'ora.
Molti la cuocciono in una ruola rotonda come una torta, che poi va farcita con crema gialla o al cacao, e funge da Pan di Spagna.
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione 3.0 Unported License.
Commenti
ciao
grazie per il commento!
Hai ragione, infatti l'ho anche detto che io sto più scarsa, e non solo in questa ricetta classica, ma anche in molte altre.
Grazie..o.k.
Ciao
ciao, Linda
Mi fa piacere che ti dia questo ricordo...io accoppio sempre il cibo a emozioni, cultura e storia!!!!
Un abbraccio...a presto!
Saluti a tutti